La prima cosa di cui occorre occuparsi nella selezione è la volontà dei collaboratori di avere nuove persone come membri del gruppo. Nell’immaginario dell’imprenditore le persone nuove rappresentano dei costi, “non vanno al passo” col resto del gruppo e creano un sacco di traffico inutile. Nascono problemi disciplinari. I pesi morti vengono trascurati. I membri del gruppo possiedono un certo spirito, un certo slancio e certe competenze e non sono tanto disposti a ritrasmetterli ad altri. Alcune aziende tirano avanti, stentando finanziariamente, rifiutando di selezionare/reclutare e perdendo i vecchi collaboratori attraverso pensionamenti, promozioni a ruoli di livello superiore o “usura generale” (tipologia di lavoro ad alto livello di stress). Provano una specie di orrore nei confronti dei collaboratori alle prime armi. Non si può dar loro torto: gli archivi vengono messi sottosopra, le comunicazioni svaniscono, le interruzioni fatte presentandosi di persona non si contano e il semplice fatto di smaltire tutto il traffico inutile causa un sovraccarico.

La cosa principale, la cosa più importante, è che la selezione e il reclutamento VANNO EFFETTUATI, a prescindere da tutto ciò. Non si verificheranno per conto loro. Ogni azienda deve selezionare/reclutare e deve formare. È un’attività che va causata, le persone (soprattutto quelle valide) non arriveranno da sole.

Il sogno degli industriali e persino dei moderni agricoltori è quello di un’attività totalmente automatizzata (mandata avanti automaticamente da macchinari e non da personale). Più il mondo diventa “sovrappopolato”, più i capoccioni sognano l’automazione. La parte adorabile delle macchine è che sono tenute ad essere invariabili nelle loro azioni. Ogni parte si armonizza senza intoppi con ogni altra parte.

Se concepite una macchina fatta di esseri umani anziché di parti metalliche, vedete subito che le parti non sono esatte, né si adattano perfettamente l’una all’altra. È questo fatto a proposito degli esseri umani che sconcerta gli industriali. Le parti non si adattano l’una con l’altra, variano, e hanno idee proprie. Succede anche che le “parti” si stacchino dalla “macchina”. Qualsiasi sistema passato per la gestione del personale cercava di adattare le persone all’interno della “macchina” composta di persone, o di adattare la “macchina” alle persone. Tutti questi sistemi si basavano sul principio psicologico che nessuna persona cambiasse mai, né migliorasse. Quindi si pensava che un’organizzazione composta di esseri umani richiedesse esseri umani perfetti, o non avrebbe funzionato affatto. Ma non esistono esseri umani perfetti.

Nel “sistemare le aziende” c’è la convinzione che occorra liberarsi di tutti i membri imperfetti. E ciò può arrivare al punto di rifiutare che qualsiasi individuo che non sia perfetto abbia la possibilità di provare o di entrare in azienda. Quando le cose arrivano a questo punto, si è probabilmente spettatori della morte di un’azienda.  Nella vita reale solo una piccola percentuale di individui è “inadatta”. Chiunque effettui assunzioni dovrebbe avere familiarità nel riconoscere le personalità demotivanti e gli “scollaboratori” e cercare di evitare soltanto questi. Fare altrimenti alzerebbe delle barriere così grandi da non permettere a nessuno di entrare in azienda.

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