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Abbiamo già parlato del fenomeno delle grandi dimissioni, oggi ci concentriamo invece sulle assunzioni boomerang. Infatti, da un’indagine internazionale circa il 20% dei lavoratori che hanno lasciato il proprio posto di lavoro durante la pandemia sono poi tornati dai loro vecchi datori di lavoro. Approfondiamo l’argomento con l’aiuto di un interessante analisi pubblicata su hbr.org

Vantaggi e rischi delle assunzioni boomerang

Al contrario di quello che si può pensare, i dipendenti boomerang sono sempre più frequenti e comuni: circa il 28% dei nuovi assunti sono ex dipendenti. Ci sono poi alcune differenze tra settori: le riassunzioni rappresentano in media il 33% dei nuovi assunti nel retail, il 25% nel settore manifatturiero e il 14% nel settore tecnologico.
È emerso anche che i dipendenti boomerang hanno maggiori probabilità di essere assunti come manager, probabilmente le aziende per incentivare gli ex dipendenti a tornare offrono loro ruoli più remunerativi con responsabilità manageriali.

Quando si verifica il boomeranging?

Le ricerche condotte mostrano dati diversi a seconda del settore, ma la maggior parte dei dipendenti boomerang è tornata al datore di lavoro originario entro 13 mesi dalla partenza. Solo il 26% entro sette mesi e più di tre quarti entro il 16° mese. Possiamo concludere che il momento in cui i dipendenti tornano indietro è entro il primo anno dalle dimissioni.

Perché si verifica l’effetto boomerang?

Nella maggior parte dei casi, l’effetto boomerang è dovuto ad una delusione delle aspettative nella nuova azienda. Molti ex dipendenti affermano proprio che la nuova organizzazione non è riuscita a mantenere le promesse fatte in fase di colloquio, sia che non siano state rispettate le condizioni di assunzione esplicite, sia che i dipendenti abbiano percepito una violazione del loro contratto psicologico.

Anche il rapporto con gli ex colleghi influisce su questo effetto, più questi legami sono forti e proseguono anche dopo la fine del lavoro, più le persone sono propense a tornare indietro.
Infine, anche l’aspetto finanziario influisce sul boomeranging. Gli ex dipendenti nuovamente assunti ottengono un aumento medio di stipendio del 25%, rispetto al 4% di chi è rimasto in azienda.

Cosa può fare un’azienda per reclutare i propri boomerang o per incoraggiare i potenziali boomerang a rimanere?

I dipendenti boomerang rappresentano un’arma a doppio taglio per le aziende. Se da un lato sono una grande opportunità, dall’altro sono un rischio per la retention.

Sicuramente, per mantenere i nuovi assunti, le aziende devono riuscire a mantenere le promesse fatte in sede di colloquio. Fornire ai candidati un’immagine realistica del lavoro, che comprenda sia gli aspetti positivi che quelli negativi è senza dubbio un modo efficace per ridurre il turnover.
È importante sottolineare che un’equa retribuzione è un ingrediente fondamentale per il coinvolgimento. Alla fine del primo anno di lavoro di un dipendente, dovrebbe essere chiaro se il suo rendimento è pari, inferiore o superiore alle aspettative. Soprattutto per coloro che superano le aspettative o che mostrano segni di poterlo fare presto, i datori di lavoro dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di offrire in modo proattivo un aumento, una promozione o un’altra opportunità significativa di sviluppo della carriera.

Nel caso contrario, quindi quando un’azienda si trova davanti alle dimissioni di un probabile boomerang, è importante salutare con un arrivederci e non con un addio. Garantire buoni rapporti alle persone in uscita può essere sicuramente un buon modo per poterle riacquisire in futuro. Infine, se un’azienda vuole provare a contattare un suo ex dipendente, deve farlo a un anno dall’uscita, momento in cui il lavoratore inizia a riflettere sulla scelta presa. Non sorprende che l’offerta venga accolta meglio se include un aumento di stipendio o una promozione.

Naturalmente, le strategie di reclutamento e fidelizzazione non dovrebbero mai andare a scapito dei dipendenti esistenti. Niente corrode la fiducia e l’impegno come vedere un ex dipendente riassunto con uno stipendio più alto, mentre chi resta non riceve né adeguamenti retributivi né opportunità di crescita professionale. Allo stesso modo, se i datori di lavoro premiano i neoassunti con incentivi alla retention, trascurando i dipendenti di lunga data, è probabile che anche i più fedeli si risentano.

Se hai bisogno di una consulenza sull’argomento, non esitare a contattarci. Il team di esperti HR sarà lieto di ascoltarti e confrontarsi con te.

 

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