Bentornati sul blog di Osm1816. Continua la nostra striscia di articoli che riguardano i rapporti tra colleghi. Oggi parliamo di come limitare i rapporti tossici in ufficio: la risposta sta nel dimostrarsi integri e corretti, agendo sempre nella trasparenza anche quando si verificano situazioni spiacevoli. Ma scopriamo di più grazie al supporto di un articolo pubblicato su hbr.org.

L’autore dell’articolo racconta la sua esperienza personale: egli si trovava nel consiglio di un’organizzazione senza scopo di lucro e nutriva profonda stima per le persone con cui lavorava. Ogni occasione di incontro diventava un importante momento di condivisione e di crescita personale. Tutto è cambiato quando il consiglio d’amministrazione ha iniziato ad allargarsi, includendo anche grandi donatori e persone influenti. Il “peso” di queste persone ha iniziato a diventare un problema, tanto che l’autore evitava momenti di socializzazione al lavoro, sentendosi a disagio. (Vuoi approfondire questo argomento? Leggi QUI)

Grazie ad una lucida e onesta analisi, l’autore ha scoperto di essere colpevole tanto quanto gli altri di questo cambiamento in negativo. E mentre siamo bombardati da articoli con guide e consigli su come comportaci e come “neutralizzare” le persone tossiche sul lavoro, abbiamo la presunzione di pensare che noi siamo quelli buoni e bravi.

Circa cinquant’anni fa, lo psicologo Fred Fiedler ha somministrato un test ad alcuni lavoratori in cui questi dovevano indicare il collega che meno preferivano, servendosi di vari parametri. Oggi, quel sondaggio è diventato un vero e proprio strumento per individuare quei professionisti difficili con cui lavorare che, con questo test, si “autodenunciano” – letteralmente. Le risposte al test, infatti, sono in grado di dire molto della persona intervistata (più che dei loro colleghi).

Scarica i contenuti gratuiti!Lo strumento inventato da Fiedler ha chiarito che, in un contesto lavorativo, i comportamenti tossici in genere contano meno di come si reagisce ad essi. Spieghiamoci meglio: è possibile che in un ambiente lavorativo ci possano essere disfunzioni, problemi, persone tossiche che compromettono la serenità. Il punto è come si risponde a queste disfunzioni: il comportamento del singolo può fare la differenza. Operare nell’onesta e nella trasparenza, non dimostrarsi complici di comportamenti negativi è fondamentale per mantenere un clima sereno.

Alcuni dei comportamenti sbagliati che l’autore dell’articolo osservava ruotavano intorno alla figura del presidente. Mentre in pubblico c’erano solo manifestazioni di stima e amicizia, alle sue spalle molti si lamentavano dei suoi comportamenti. Altri, ancora, facevano pressioni o spettegolavano. L’autore si è così reso conto di non essere molto diverso dalle persone che criticava poiché, volente o nolente, partecipava a quei comportamenti tossici. Da questa presa di coscienza, il suo desiderio di cambiare atteggiamento. Ecco le tre cose che l’autore dell’articolo fonte ha deciso di cambiare.

  1. Dopo essersi reso conto del suo atteggiamento, l’autore si è accorto che la sua reputazione e la sua posizione all’interno dell’organizzazione avevano preso il sopravvento sugli obiettivi di quest’ultima. Da qui, un cambio di prospettiva: il focus si è spostato di nuovo sul lavoro e sull’obiettivo comune da raggiungere.
  2. L’autore dell’articolo ha detto basta alla sua “partecipazione” a discorsi contenenti maldicenze o comunque feedback negativi celati a chi di dovere. Egli si è assicurato di far sapere a tutti di essere pentito del suo atteggiamento e che, da quel momento in poi, avrebbe esternato i suoi dubbi e riportato conversazioni. La sua regola fondamentale: “Se mi metti qualcosa in testa, devi presumere che agirò di conseguenza”. Successivamente, egli ha deciso di parlare con il presidente, esternandogli dubbi e perplessità circa i comportamenti discutibili. Infine, ha concluso asserendo che le dimissioni del presidente avrebbero dimostrato che il suo impegno avrebbe prevalso sul suo ego.
  3. L’autore si è promesso di dire ciò che pensava nelle riunioni, ponendosi più come co-creatore degli incontri che come vittima di essi. Questo cambio di atteggiamento gli ha consentito di portare all’attenzione del consiglio argomenti scomodi o delicati che, magari, venivano aggirati di proposito.

I risultati di questo cambiamento nel comportamento sono stati evidenti: il presidente ha dato le sue dimissioni, ma l’aria di cordialità che contraddistingueva l’organizzazione ha lasciato spazio a un atteggiamento più distaccato. Tuttavia, l’organizzazione ha ricominciato a porre risultati e obiettivi al centro dell’attenzione.

I comportamenti delle persone tossiche vengono alimentati dalla (nostra) partecipazione. Se esprimiamo dissenso, affrontando ciò che non ci piace, la situazione migliorerà.

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