Federica Broccoli , responsabile analisi del personale di OSM,  consulente esperta della motivazione del personale e della ricerca dei talenti,   spiega come gestire al meglio i collaboratori oggi.

Una delle frasi che il datore di lavoro vecchio stampo ripete più spesso è “mentre sei in azienda, la vita privata deve rimanere fuori”. Quest’idea è tanto dura quanto falsa.

Anni fa, in un contesto sociale e lavorativo completamente diverso, i candidati quasi imploravano per un lavoro in quanto essenziale per sostenere la famiglia. Quando veniva a mancare, tutto il nucleo familiare ne risentiva. Chi cerca lavoro oggi qualche euro in tasca ce l’ha e, male che vada, c’è sempre un posto letto e un piatto caldo fornito dalla spettabile ditta “Mamma & Papà” (disponibile per il “loro bambino” a tale fornitura fino ai 30/35 anni). Stiamo drammatizzando, ma questo per farti capire perchè la proposta di lavoro non viene più percepita indispensabile; se questa non è interessante si può guardare benissimo altrove.

Non stiamo cercando di dire che ieri si stava meglio.

Vogliamo capire se ci rendiamo conto del cambiamento, oppure no.

Non possiamo ignorare questa trasformazione, che ci piaccia o meno. Quando incontri qualcuno di valido durante le tue selezioni dovrai offrire una vera e propria proposta di valore che non significa solo un lauto stipendio, ma include una serie di elementi nei quali il futuro collaboratore può identificarsi.

Il boss che si comporta freddamente soltanto da “capo”, distante e formale, è un’idea antiquata che non permette più di entrare nelle logiche che muovono i collaboratori di oggi. Per avere la chiave e potervi accedere bisogna innanzitutto interessarsi alle questioni personali e private. Un bravo responsabile deve essere disposto ad invadere la privacy dei propri collaboratori se vuole arrivare a fidelizzarli davvero all’azienda, a far sposare loro gli ideali e gli obiettivi che essa rappresenta.

In passato tutto questo è stato evitato come la peste.

Oggi è ciò che funziona.

Se quando ti si presenta l’occasione, non provi ad aiutarlo nella gestione del suo rapporto conflittuale con i genitori non si affezionerà alla società. Se non lo lasci esprimere l’ansia che prova per il cambiamento di

sono il tuo supporto

 lavoro del partner non potrai mai essere un punto di riferimento per i tuoi collaboratori. Se non mostri loro il modo di non sperperare tutta la paga e di metterne da parte un po’ ogni mese, ecco che non avrai un collaboratore veramente motivato e legato anima e corpo all’azienda.

La marina americana sosteneva che “un equipaggio non sarà mai un vero equipaggio a meno che non abbia affrontato insieme un paio di tempeste.” Applicando questa idea anche alla vita aziendale diviene evidente che si devono condividere alcune esperienze emozionali e private per costruire un rapporto azienda-dipendenti più solido. La qualità di questa relazione non dipende da quante uscite a cena si organizzano con i collaboratori. Sarà solamente determinato dal numero di comunicazioni a carattere privato che saranno avvenute.

Il nuovo Manager non è più solamente un mentore sulle questioni professionali del proprio team, ma è colui che riesce a diventare anche un punto di riferimento per aspetti privati.

Per maggiori informazioni contattaci a info@think1816.com

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