Ben ritrovati sul blog di Osm1816! Questo articolo riprende il discorso molto di tendenza ultimamente nelle aziende. Smart working sì oppure no? Il lavoro da casa può concretamente aiutare i lavoratori e le imprese, oppure è un ostacolo alla crescita. Qui un punto di vista differente letto sul network Agenda Digitale

Dimissioni di massa: la great resignation

Cosa è successo nel mondo del lavoro dopo la Pandemia è oramai noto a tutti. I lavoratori, stanchi di salari bassi e condizioni di lavoro pessime, hanno deciso di puntare di più sulla qualità della loro vita. Da qui nasce, per ovvia conseguenza, che un luogo di lavoro poco stimolante o addirittura nocivo non possono più essere tollerati. Da un’analisi di McKinsey è emerso che il 40% dei lavoratori a livello mondiale vorrebbe cambiare lavoro nei prossimi 4-6 mesi.

Smart working

Lo smart working durante la pandemia ha effettivamente aperto gli occhi di molti lavoratori. Ora per rientrare in ufficio pretendono un clima di lavoro diverso. Se questo l’azienda non lo può garantire, allora la probabilità di dimissioni è sempre più alta. Quindi in questi mesi si sta assistendo ad un cambio davvero epocale. Dall’idea che il lavoro di gruppo e le relazioni interpersonali fossero fondamentali, ora si sta spostando al centro del lavoro il lavoratore e le sue esigenze.

Lavorare da remoto è per tutti?

Purtroppo, la natura di certi lavori e l’assistenza in certi servizi non permettono la possibilità di concedere il lavoro da remoto a tutti i dipendenti. Contrariamente, le attività che non necessitano di una presenza fisica costante, lo smart working potrà diventare sicuramente il futuro. Ma proprio aziende tecnologiche come Google, Netflix, Meta stanno avendo difficoltà a far rientrare i propri dipendenti nelle sedi principali.
Il lavoro da remoto sta quindi diventando un elemento negoziale tra lavoratore e datore di lavoro. Questo dettaglio stravolge completamente il peso negoziale a favore del lavoratore, lasciando l’impresa abbastanza impossibilitata a scegliere diversamente.

I lavoratori statunitensi

Da una ricerca del Economic Innovation Group è stato stimato che circa cinque milioni di dipendenti si siano trasferiti in altre città, o addirittura nazioni, senza perdere il proprio lavoro e senza neppure vedersi ridurre lo stipendio. Chi di questi, conclusa l’emergenza sanitaria, si è visto costretto a rientrare a lavoro ne ha cercato subito un altro, da remoto, senza troppe difficoltà.
Circa il 30% dei dipendenti si è invece spostato a 2/4 ore dal luogo di lavoro, così da poterci andare senza troppe difficoltà qualche volta al mese.
Questo ha permesso di tornare alle proprie città di origine, avere più tempo per sé stessi e, in molti casi abbandonando le città più care, avere la possibilità di risparmiare denaro.

I lavoratori italiani

Anche in Italia i lavoratori stanno cercando di muoversi proprio in questa direzione, quindi optare per contratti di lavoro che prevendano in parte o totalmente lavoro da remoto. Anche i reclutatori si stanno inevitabilmente abituando a questa nuova necessità dei lavoratori.
Per concludere il lavoratore sente sempre di più la necessità di organizzare in autonomia il proprio lavoro e la propria vita personale. Se per poter fare ciò, è necessaria una vera rivoluzione lavorativa, questo non spaventa più così tanto.

Vuoi consigli su come affrontare al meglio il passaggio per la tua azienda da lavoro in presenza a remoto? Scrivici, il nostro team sarà lieto di trovare la miglior strada per te e per i tuoi dipendenti.

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