Bentornati sul blog di Osm1816, questa settimana ancora a tema Risorse Umane. Di seguito ecco la seconda parte dell’ articolo sulla leadership e su tutto ciò che comporta assumere un ruolo di comando all’interno di un’azienda (per recuperare la prima parte, clicca qui).

Nella prima parte si era sottolineata la difficoltà dell’essere un leader, le problematiche e la necessità di fare tentativi (e sbagliare) per imparare davvero il ruolo. Stress e responsabilità gravano sulla condizione psicofisica del leader, che rappresenta l’ azienda e deve guidarla verso il successo. Egli deve essere deciso ma non autoritario, formale quanto basta ma mai distaccato, disponibile all’ ascolto di tutto il team.

Completiamo, allora, il nostro approfondimento sulla leadership e sul cammino per diventare un bravo “boss” – sempre supportati da un articolo pubblicato su hbr.org.

I leader devono monitorare i report

La maggior parte dei nuovi leader desidera essere ascoltata quando delinea degli obiettivi aziendali. L’insicurezza di un nuovo ruolo porta spesso le persone ad essere autoritarie e severe senza motivo, ma è meglio cercare una comunicazione chiara, serena e che mantenga i rapporti distesi.

Assumere un comportamento autoritario non porta necessariamente ad un buon funzionamento del team. Il punto è che se le persone non si impegnano è perché non sono motivate e non hanno interesse a migliorare sul lavoro. Se invece i dipendenti si sentono responsabilizzati, responsabili e impegnati in qualcosa in cui credono e per la quale la loro voce è stata ascoltata, saranno non solo efficienti, ma anche proattivi.

È per questo che i manager devono monitorare costantemente i report, i progetti e quello che succede nell’ azienda creando una vera e propria cultura dell’ indagine, all’ interno della quale il senso della responsabilità e la volontà di condivisione sono le colonne portanti.

Scarica i contenuti gratuiti!I leader devono costruire e mantenere buone relazioni individuali

Uno dei modi più efficaci di acquistare credibilità agli occhi di collaboratori e dipendenti è stabilire relazioni personali produttive. Ciò vale specialmente per una persona con un certo livello di leadership, che deve preoccuparsi di guidare un intero team al massimo delle sue potenzialità. I rapporti individuali sono importanti, ma lo è anche concentrarsi sul rapporto con l’intero team di lavoro. I due concetti si equivalgono a livello di importanza, si sovrappongono.

Durante i primi tempi sono in molti i leader a non riconoscere, né tanto meno affrontare, leresponsabilità di team building. Si pensa a costruire relazioni di fiducia e trasparenza con ogni persona credendo che gestire tanti singoli individui contemporaneamente equivalga a gestire una squadra.

In realtà costruire e mantenere buone relazioni individuali è importante tanto quanto la costruzione di un team solido. Dei collaboratori che lavorano come una squadra sono un tesoro inestimabile. Visto che ogni decisione sul singolo dipendente influenza per forza di cose l’intero team, è necessario piuttostosfruttare il potere collettivo del gruppo per migliorare le prestazioni e l’impegno individuali. Così facendo, un bravo leader può lasciare che ogni collaboratore si esprima al massimo delle sue capacità – il tutto a beneficio dell’azienda.

I leader devono garantire che tutto funzioni senza intoppi

Uno dei miti manageriali più noti è quello che dipinge un leader che si rispetti come colui che si occupa che tutto fili liscio, senza intoppi. Assicurarsi che ciò accada è un compito davvero difficile. I nuovi leader, inoltre, fanno fatica ad entrare nell’ordine di idee che la loro gestione può dare veramente inizio a modifiche che cambieranno il volto dell’azienda – e di riflesso le sue prestazioni. Accettare questa realtà vuol dire sfidare gerarchie e organizzazioni al di sopra del leader stesso. Solo entrando in questo mindset i nuovi boss capiranno finalmente cosa vuol dire essere al comando: diventare gli artefici di un cambiamento e non limitare la propria sfera d’azione comportandosi come ci si aspetta da un “classico” boss d’azienda.

I cambiamenti e le trasformazioni sono vitali per un’ organizzazione, ma anche per il singolo che lavora al suo interno.

I nuovi leader non devono sentirsi soli

Uno dei tanti luoghi comuni che accompagna la figura del leader è quello di una persona al comando che è spesso sola nel prendere decisioni, nell’assumersi le responsabilità. La solitudine è una caratteristica legata al potere: chi deve adattarsi ad un nuovo ruolo di leadership si sentirà spesso isolato.Sfortunatamente, pochi nuovi manager chiedono aiuto: alla loro figura è “appiccicata” la convinzione che abbiano sempre tutte le risposte (giuste, ovviamente). La verità è che nessuno le ha, e l’esperienza si costruisce solo facendo – e sbagliando.

I nuovi leader, inoltre, tendono spesso a non confidare i propri dubbi e le proprie paure perché temono che questi, prima o poi, verranno usati contro di loro. La situazione peggiora se un leader ha a sua volta un capo a cui non riesce a rivolgersi per timore di ritorsioni professionali. Questo comportamento è una perdita per tutti – capi, manager e azienda. Se un leader può fidarsi di un superiore o di un mentore avrà uno spazio di crescita professionale e personale, un’opinione affidabile nei momenti di crisi.

 

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