Oggi sul blog di Osm1816 parliamo di e-commerce in Cina: cercheremo di capire qualcosa in più circa la nuova legge che, dall’ inizio del 2019, regola l’acquisto di beni online nel paese. Col supporto della nostra fonte jingdaily.com, vi raccontiamo come sta cambiando il commercio in Cina.

La lotta al fenomeno daigou

Questa nuova legge regola, di conseguenza, anche il settore luxury – molto attivo in Cina. Le nuove regolamentazioni sono state definite dagli esperti come positive per il settore, ma cambieranno certamente il modo di alcuni grossi brand di fare business in Cina.

Chi soffrirà di più di questi nuovi regolamenti e cambiamenti sarà, senza dubbio, il fenomeno (finora) dilagante del daigou buying. I daigou – parola che significa “comprare a nome di qualcuno” – sono dei compratori che acquistano beni di lusso in giro per il mondo. Questi buyer si dirigono in paesi dove i beni costano meno, non incorrendo nelle alte tasse d’importazione cinesi. Il fenomeno daigou è aumentato in maniera impressionante e vede questi compratori “sponsorizzarsi” su social media come WeChat, riscuotendo seguito e numeri davvero notevoli. Ma i tempi d’oro potrebbero essere davvero finiti per questi personaggi che, dal 1 Gennaio 2019, saranno oggetto di severi controlli per le loro attività fraudolente.

Oltre a regolare questo fenomeno, la legge aumenta il limite dall’esenzione delle tasse per gli acquisti fatti al di fuori dei confini nazionali cinesi. Il limite di un singolo acquisto passerà dai 288$ (2000 RMB) ai 720$ (5000 RMB), e l’acquisto annuale aumenterà dai 2.900$ (20.000 RMB) odierni ai 3.780$ (26.000 RMB). Gli acquisti fatti al di fuori del paese che non si avvicinano al nuovo limite saranno esenti da tasse e riceveranno il 30% di sconto sull’imposta di consumo e IVA.

Insomma, un’ottima notizia per i brand di lusso e per la loro espansione. Ma in che modo questa legge cambia l’e-commerce in Cina?

e-commerce cina

L’ e-commerce sui social diventerà mainstream

A breve termine, l’inasprimento sul fenomeno daigou può sfociare in un flusso di utili per il mercato del lusso ma, a lungo termine, proteggerà il modo in cui i beni sono presentati e commercializzati in Cina. Anche con il ridimensionamento dei daigou buyer, questa legge non fermerà di certo gli interessati a cercare nuove vie per acquistare beni di lusso.

Parte dei servizi offerti dai daigou – come prezzo e consulenza di stile – possono essere coperti dalle piattaforme di e-commerce, a patto che queste inseriscano gli elementi social nel business. “I contenuti creati dai KOL, key opinion leader (così vengono chiamati gli influencer in Cina, ndr) sulle piattaforme di e-commerce saranno sempre più implementati e diffusi” afferma il CEO di Kollective Influence, Charlie Gu. “Credo che, col passare del tempo, vedremo sempre più collaborazioni tra negozi online e influencer, specie quelli forti e con fanbase importanti: una collaborazione grazie alla quale tutte le parti monetizzano”.

Secondo Gu, i KOL attivi su social media come Weibo e WeChat potranno creare contenuti sempre più ad hoc per i siti e-commerce, invece di limitarsi a generare traffico sui social dei brand. Specularmente, i daigou potranno trasformare il loro lavoro, offrendo più contenuti.

Le piattaforme e-commerce saranno le prime garanti della legge

Uno degli obiettivi primari di questa legge sul commercio online è standardizzare il fenomeno degli acquisti fuori dai confine e, in questo senso, il governo cinese chiede proprio ai commercianti online di diventare i primi “guardiani” onde evitare attività fraudolente. Con questa nuova legge, infatti, le piattaforme di vendita online devono mostrare agli utenti la loro responsabilità; se dovessero fallire nel beccare gli imbroglioni, potrebbero incappare in multe che vanno dai 2 milioni di yuan a salire, secondo Xinhua News.

Ovviamente, gli interessati si sono messi in moto per adeguarsi ai cambiamenti. Un anonimo di una grande piattaforma online ha riferito che l’azienda si è organizzata in modo da impedire ai daigou di rivendere: ci sarà bisogno di una chiara ammissione da parte dei clienti, che in trasparenza dichiareranno che i prodotti acquistati sono per uso personale e non per altri fini. L’obiettivo di questa pratica è rendere più facile al governo l’identificazione dei truffatori e la raccolta di prove a loro carico.

“E’ un’ottima cosa per queste piattaforme” ha sostenuto Jeff Unze, presidente delle partnership strategiche presso BorderX Lab. “In questo modo, noi lavoriamo direttamente coi commercianti, non coi grossisti o terze parti”.

Quindi, in teoria, la legge sarebbe un toccasana per tutti. Protegge il consumatore, le tasse governative e i commercianti; offre un mercato onesto, dove c’è spazio per tutti. Ma, allo stesso tempo, si stima maggior concorrenza tra le piattaforme, che si faranno lotta senza esclusione di colpi.

Cosa ne pensate di questa legge? Credete che porterà i frutti sperati? Fateci sapere cosa ne pensate contattando il team Osm1816.

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