Ti è mai capitato di riprendere un collaboratore?

Certamente sì e per i più svariati motivi, che possono essere il suo comportamento o riguardare le basse performance in azienda. Scopri in questo articolo qual è la verità che sta alla base dell’azione non ottimale del tuo dipendente.

Il collaboratore commette un errore e, nella maggioranza dei casi, il suo responsabile inizia la lavata di capo. Il manager presuppone nella maggioranza dei casi che sia un problema “disciplinare”: tizio ha sbagliato perché ha voluto sbagliare. Ma sei davvero sicuro che sia questo il motivo?

Dal nostro osservatorio privilegiato abbiamo assistito ad una miriade di casi, in tutti i tipi di aziende e ambienti. Ebbene, ci siamo resi conto che le vere ragioni che stanno dietro a un errore o a una performance non ottimale si nascondono 3 motivi:

1. “Non ho capito…”: il collaboratore non ha compreso bene il compito assegnatogli e non ha chiesto chiarimenti, per i più disparati motivi, agendo secondo ciò che lui reputava ottimale.

2. “Mi sono trovato solo”: senza supporto e assistenza esistono dei compiti che un determinato collaboratore ancora non sa svolgere.

3. “Io sono fatto così”: non sempre ogni collaboratore è la persona più adatta per ogni compito. Esistono “limiti” caratteriali che rendono le persone non adatte per determinate azioni.

La vera ricchezza della tua azienda consiste nelle persone che ti stanno aiutando a perseguire la tua meta, la mission aziendale. Per questo motivo, devi conoscerle bene, sapere quali sono i punti di forza e le lacune di ognuno per affidare i compiti giusti alle persone adatte. Inoltre, presta maggiore attenzione al processo di svolgimento del compito: non attendere il risultato non ottimale per aiutarlo/riprenderlo.

Ricorda che solo un 10% di errori/basse performance è fatto intenzionalmente, per negligenza (e anche in questo caso il compito del manager è scoprire cosa lo ha spinto alla distrazione o alla disaffezione per l’azienda).

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