Questa settimana su think1816 abbiamo deciso di dedicare il consueto appuntamento alle news dalla Cina alla difficile situazione che sta tenendo tutto il mondo col fiato sospeso a causa del Coronavirus COVID-19. Questo nuovo virus, mai identificato prima, è scoppiato in Cina e tiene attualmente sotto scacco l’intera provincia cinese di Hubei e, in particolare, il suo popolosissimo capoluogo, Wuhan, considerato l’epicentro dell’epidemia.

Da quando la notizia del nuovo virus – potenzialmente mortale per chi, in generale, non gode di buone condizioni di salute – si è diffusa grazie ai media mondiali, è scoppiata la psicosi da Coronavirus. Tra dati di pura fantasia, fake news fatte circolare senza controllo, disinformazione e una buona dose di ignoranza diffusa, in queste settimane nel mondo intero è successo veramente di tutto.

Senza andare troppo lontano, partiamo dal nostro paese: il governo italiano ha deciso di sospendere i voli da e per la Cina, i nostri connazionali a Wuhan stanno tornando col contagocce grazie a voli di stato – e sottoposti a test e quarantena una volta tornati in Italia. Ma la situazione più grave e vergognosa è senza dubbio quella vissuta dalla vasta comunità cinese italiana: discriminata soltanto per avere la colpa di possedere tratti somatici asiatici, sta affrontando una estenuante battaglia contro l’ignoranza di chi pensa che tutti gli asiatici siano untori del nuovo Coronavirus. E quindi ristoranti e negozi cinesi vuoti (con gravi ripercussioni anche sulla nostra economia), persone asiatiche discriminate in tutti i modi possibili e immaginabili, atti di bullismo e razzismo perpetrati alla luce del sole e senza vergogna. È in atto una vera e propria caccia alle streghe che dovrebbe far riflettere tutti noi sul ruolo dell’informazione e della diffusione delle fake news – vera e propria piaga del nostro tempo che può letteralmente distruggere relazioni economiche e diplomatiche tra il nostro paese e la Cina.

È proprio dalla Cina che arriva la voce di un nostro connazionale, Federico Bonotto, imprenditore di successo che vive e lavora in Cina da quasi 15 anni. In un lungo e accorato post su Facebook, Bonotto racconta come i cinesi stanno vivendo il dramma del Coronavirus. Preoccupati, disperati, certo – ma senza mai perdere la speranza, lavorando incessantemente, rischiando la vita pur di dare una mano ai propri concittadini e ai tanti occidentali che vivono in Cina e per i quali nutrono profonda stima e rispetto.

Federico Bonotto descrive un popolo dedito al lavoro, fiero e instancabile anche se profondamente scosso e stressato. Nonostante il dramma dei morti e del numero degli infetti (che cresce giorno dopo giorno ma, dopo un fisiologico picco, è destinato a diminuire), tutto il popolo cinese si è stretto in un enorme abbraccio, tutti si aiutano e cercano di dare un contributo per migliorare la difficile condizione del proprio paese. Anche il governo, secondo le parole di Bonotto, sta facendo il possibile per arginare la diffusione del virus:

“[…]il Governo locale, quello nazionale e tutti i cittadini stanno combattendo con tutte le loro forze per garantire la sicurezza del popolo e del mondo intero, ogni città e provincia della Cina adesso sta mappando la propria popolazione, stanno richiedendo di fornire in modo dettagliato tutti gli spostamenti di ogni persona, facendo fare cross-check alle società, la cooperazione e’ molto elevata… credetemi, e’ un lavoro disumano, stiamo parlando di 1.5 miliardi di persone […]”.

Insomma, un comportamento esemplare da parte di organi governativi e popolazione che dovrebbe essere d’esempio per tutti. Tuttavia, Bonotto è amareggiato dalla quantità di fake news (e alle quali i cinesi, per cultura, non sono abituati) che circolano sul Coronavirus, dalle disgustose vignette satiriche che viaggiano ad altissima velocità sui social occidentali e che rischiano seriamente di compromettere i rapporti tra la Cina e il resto del mondo. Mancanza di sensibilità e di rispetto sono le ultime cose di cui i cinesi hanno bisogno ora: al contrario, meritano e hanno bisogno solo del nostro rispetto, del nostro aiuto e della nostra comprensione.

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