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Il menù del giorno prevede piatti a base di motivazione e positività tossica: “basta crederci”, “devi essere libero”, “esci dalla ruota del criceto”, “il segreto per essere felice”, “sogna in grande” e – non ultimo – “se vuoi puoi”. Insomma, una serie di consigli e suggerimenti che troviamo ogni giorno sui social, spesso sulle labbra dell’ultimo guru sulla piazza. Ma serviranno davvero a qualcosa?
Scopriamolo nell’articolo di oggi.

Motivazione tossica ed eroi: basta crederci

Oggi con il post pandemia, la guerra e l’inflazione conseguente agli aiuti innestati a forza sul mercato stiamo vivendo in un mondo sempre più incerto ed è proprio in questo contesto che la motivazione e la positività tossica trovano spazio con successo. La base di questi concetti è vendere la cosa più semplice tra tutte, la speranza, con conseguenze anche molto spiacevoli.

Felicità a tutti i costi

Oggi sui social vediamo proliferare mental coach che cercano di spiegare come affrontare vita e lavoro con il giusto mindset: vivere anche le situazioni più spiacevoli con il sorriso.
Ma negare le emozioni negative è davvero il modo giusto per superare le difficoltà, lavorative e non?

Negare le emozioni: le conseguenze

Qualcuno riesce a superare la positività tossica senza troppe ripercussioni a livello emotivo, ma per molti questa negazione porta a conseguenze ancora più complesse da superare nel corso del tempo.

Le persone si creano un meccanismo di difesa in cui scambiano questa felicità forzata e costante con la negazione degli eventi negativi o semplicemente poco piacevoli. Questa eccessiva semplificazione riduce la capacità di elaborare emozioni, intaccando anche la salute mentale. Insomma, non bisogna essere tristi, ma neanche felici ‘per forza’!

Ne parlavamo già qui.

Eroi ovunque

Come possiamo riconoscere i portavoce di questa motivazione tossica?
Spesso le persone che fanno leva su sentimenti di positività tossica giocano anche con il concetto di eroe, abusandone fino a banalizzarlo.
Medici, infermieri, poliziotti o imprenditori. Tutti eroi, e gli altri?
Attenzione, non vogliamo togliere il merito a chi compie gesti speciali ma crediamo che anche un genitore che tutti i giorni si prende cura dei propri figli con gesti semplici possa essere considerato nel suo piccolo un eroe. Perché dobbiamo creare per forza una categoria al di sopra di altre?
L’abuso di questo termine forse crea più distanza che vicinanza sociale.

Eroe ed etica

Insomma, la domanda che sorge spontanea è: perché dovremo considerare eroe chi, per la sua professione o nella sua vita, compie il proprio dovere? Non solo; se consideriamo eroe chi fa il proprio dovere, cosa sono “gli altri”?
Il tutto è ancora più complesso quando l’eroe viene usato per scopi ispirazionali.
Chi si occupa di educazione e formazione sa bene che utilizzato in questo modo il concetto di eroe può diventare un boomerang: si ammette l’eccezionalità della figura, creando distanza tra l’eroe e gli altri.
Così facendo stiamo creando una società malata, dove la norma è la mediocrità, la superficialità o l’egoismo.

Il mondo che vorrei

Abbiamo scelto questo slogan per lasciarci una piccola nota in conclusione di questo testo.

Quello che ci piacerebbe vedere sono luoghi di lavoro dove non serve ostentare motivazione forzata, vendite che avvengono senza messaggi tossici, team di persone che lavorano con passione senza essere eroi o voler essere considerati tali.
Insomma il mondo che vorremmo è un luogo dove tutta questa banale e noiosa retorica non serva più.

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