Nell’articolo di Osm1816 di questa settimana parliamo di busy mindset e di alcuni pregiudizi che da sempre aleggiano sull’essere costantemente indaffarati.

Essere impegnati in mille attività ed avere una cattiva gestione del tempo non è una bella sensazione, anzi. Situazioni del genere ci fanno spesso sentire stressati e con l’acqua alla gola. In questo articolo scopriamo che alcuni studi hanno fatto emergere il lato positivo dell’essere sempre “busy”: aumenterebbe l’autocontrollo, l’autostima e, di conseguenza, aiuterebbe a prendere decisioni migliori in diversi contesti.  (Sei multitasking? Ne parliamo in questo articolo). Di conseguenza, chi lavora nel marketing inizia a guardare con crescente interesse i consumatori impegnati poiché può lavorare su campagne mirate sui comportamenti di consumo.

Ma scopriamo di più sull’argomento grazie ad un interessante articolo letto su hbr.org.

Apriamo l’articolo con un esercizio di immaginazione che ti preghiamo di tenere a mente fino alla fine della lettura.

Immagina di essere al ristorante: sei arrivato alla fine del pasto e arriva il momento del dessert. Devi scegliere tra un pezzo di torta e una macedonia. Ultimamente hai scelto di seguire un’alimentazione più sana, quindi la frutta ti sembra la scelta più sensata. Ma poi pensi alla torta, alla sua golosità: un fine pasto perfetto.

Cosa scegli? Probabilmente la tua decisione finale sarà influenzata da quanto ti senti occupato nella tua vita quotidiana.

Scarica Ebook think1816Perchè siamo sempre “Busy?”

Facciamo un passo indietro per spiegarci meglio. L’essere sempre “busy”, ovvero impegnati in tante attività, è una condizione che in molti viviamo quotidianamente. Alcuni studi hanno fatto emergere un dato interessante: le persone, se sottoposte a pressioni dovute al poco tempo disponibile, fanno scelte “di pancia” – ovvero legate alle emozioni. L’ansia portata dalla fretta ci porta ad agire d’ impulso. Tornando al nostro esercizio, sceglieremmo per dessert il pezzo di torta.

Tuttavia c’è un rovescio della medaglia in questa narrazione.

Sappiamo bene che, specialmente nella cultura occidentale degli ultimi anni, essere sempre indaffarati è diventata una sorta di “medaglia” da sfoggiare, una caratteristica che ci fa sentire speciali. Essere costantemente impegnati (specie se si tratta di lavoro), non avere mai un momento per sé è un modo per sentirsi importanti per la società. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Consumer Research, tuttavia, si scopre che la percezione di se stessi come persone impegnate può aiutarci nell’autocontrollo, aiutandoci a fare scelte più ponderate, perché la nostra autostima aumenta. E, in questa prospettiva, la nostra scelta per il fine pasto ricadrebbe sulla macedonia.

All’interno dell’articolo fonte sono presenti alcuni case studies di ricerche condotte su partecipanti a cui:

  • venivano chiesti i motivi per cui erano stati impegnati di recente;
  • veniva sottilmente suggerita l’idea che fossero persone impegnate.

Entrambi i metodi hanno indotto con successo una mentalità impegnata nei partecipanti. Al termine dei sondaggi è chiaramente emerso che se le persone si percepiscono impegnate hanno più autocontrollo e sono in grado di prendere decisioni in maniera equilibrata. Ecco qualche esempio.

  1. In uno degli studi è stato comunicato ad un gruppo di studenti universitari che essi risultavano essere più impegnati dei loro colleghi di un vicino ateneo. Successivamente è stato chiesto loro quali fossero le attività che li tenevano occupati; per concludere è stata offerta loro la possibilità di scegliere se rimanere un giorno a riposo dalle lezioni o guadagnare crediti extra rispondendo a dei sondaggi. Il risultato dello studio ha decretato che i partecipanti informati di essere più impegnati degli altrisi sono rivelati propensi a completare sondaggi aggiuntivi, migliorando così la media dei propri voti.
  2. Gli effetti del cosiddetto busymindset(mentalità impegnata) sono stati testati anche in un ambiente naturale come quello di una caffetteria/mensa di una delle più grandi università della costa occidentale degli USA. L’esperimento in questione è stato svolto nel periodo estivo e prevedeva la presenza, a giorni alterni, di alcuni cartelli motivazionali.Uno diceva “Good to go for busy [nome dell’università] students!”, l’ altro “Good to go, for summer [nome dell’università] students!”. Insomma, un cartello sottolineava l’importanza dell’essere impegnati, mentre l’altro rimarcava il periodo dell’anno. In alcuni giorni a caso, invece, non era presente nessun cartello.

In conclusione

Gli studiosi hanno notato che nei giorni in cui era presente il cartello per gli studenti impegnati è stato venduto un numero nettamente inferiore di cibi malsani. Nello specifico sono stati venduti in media 107 articoli di cibo “spazzatura” contro i 149 e i 154 venduti rispettivamente con la presenza del cartello a tema estivo e in assenza del cartello.

La narrazione dell’ “essere impegnati” è largamente impiegata anche nel marketing e nelle pubblicità. È il caso della catena internazionale di palestre Anytime Fitness, il cui slogan è “il fitness club per le persone impegnate”. In questo caso il claim ha senso: mantenere uno stile di vita frenetico e trovare tempo per lo sport denota un certo livello di autocontrollo.

Alcuni brand, invece, rischiano l’effetto boomerang. Parliamo di realtà come Dunkin Donuts, celebre catena di ciambelle, che pubblicizza i suoi prodotti come “cibo per stili di vita frenetici”. Una ciambella è sicuramente veloce da mangiare, ma in questo caso la frenesia è legata ad un prodotto alimentare poco salutare.

Per concludere: possiamo senza dubbio affermare che i comportamenti “pensati” sono da preferire, ma necessitano di tanta pratica. Attivare un mindset impegnato aiuta a vivere meglio la quotidianità e ci spinge a praticare l’autocontrollo in maniera sana e disciplinata.

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