Come risolvere i problemi e come si può lavorare in team per venire a capo di questioni che possono nascere in azienda? Ne parliamo nell’approfondimento di oggi di Osm1816!

Quali sono le domande che possono aiutare i dipendenti a riflettere sui problemi e a risolverli senza la necessità di una guida – in questo caso il “capo”, che è considerato sempre colui che ha la risposta a ogni incognita? Scopriamolo grazie al supporto di un interessante articolo pubblicato su hbr.org.

Come affrontare i problemi in azienda?

Capita praticamente ogni giorno che i dipendenti di un’azienda, quando in dubbio su qualcosa che riguarda il lavoro, chiedano al proprio capo di essere guidati. Chi chiede aiuto al suo superiore si aspetta, solitamente, una risposta sempre corretta e la risoluzione veloce di qualsiasi tipo di problema. Purtroppo al capo non basta sedersi, raccontare una storiella e dare ordini su cosa fare per risolvere la questione. È un approccio che funziona raramente e c’è bisogno che l’intuizione avuta in quel momento sia giusta per quellasituazione specifica. In secondo luogo, sebbene il team si senta sollevato dall’indicazione arrivata “dall’alto” potrebbe non impegnarsi a metterla in pratica: dopotutto non è un’idea del gruppo, e se non funziona è facile incolpare dell’insuccesso chi è al comando.

Un buon capo sa che, piuttosto che gestire ogni singolo movimento della sua azienda, è bene lasciare che ogni dipendente abbia un ruolo ben preciso e capacità decisionali che accrescono la fiducia in sé e aiutano nel gioco di squadra.

Frederick Winslow Taylor, uno dei primi consulenti di gestione del lavoro, sosteneva che i lavoratori cercano deliberatamente di non fare più di un terzo della metà del lavoro di una giornata, fingendo di apparire il più impegnati possibile. Oggi quasi il 33% della popolazione degli Stati Uniti di età pari o superiore a 25 anni ha almeno una laurea ele generazioni più giovani hanno un’altissima alfabetizzazione in ambito tecnologico. I lavoratori in ambito creativo sono già moltissimi e sono in esponenziale aumento.

L’approccio di Taylor è oramai obsoleto. Anche SatyaNadella, CEO di Microsoft, ha asserito che la prima cosa che ogni leader d’azienda dovrebbe fare è aumentare la fiducia nelle persone che coordina.Sulla scia di queste considerazioni ecco tre domande da fare al proprio team per aiutarlo a risolvere un problema in autonomia.

  1. Che cosa consigliate?

Se i tuoi dipendenti e collaboratori potranno rimanere sorpresi da questa domanda, sappi che quest’ultima lascerà un segno: è probabile che, al prossimo consulto con te, verranno già con un’ipotesi o un’idea in mente. Se non sarà cosìprova a fare un po’ di brainstorming, ma lascia sempre a loro lo spazio per la riflessione e non congedarli senza dire loro: “Mi fido di te perché tu ti occupi di questo da molto tempo/nessuno conosce questo argomento meglio di te”.

Si stima che il 75% delle idee più pratiche ed efficaci per l’innovazione provengano proprio dai lavoratori.

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  1. Come possiamo verificarlo?

Sono state fatte delle ipotesi e il tuo team ha avuto un’ottima idea. Come si fa a vedere se è buona? Testandola. Un approccio simile consente di infondere fiducia nella squadra di lavoro e contemporaneamente mettere alla prova l’idea con rischi relativamente bassi.

Scienziati comportamentali come Daniel Kahneman e Dan Ariely sostengono che sia meglio utilizzare esperimenti creativi nel mondo reale che si basino sui comportamenti degli utenti piuttosto che affidarsi a teorie, calcoli e proiezioni troppo precise.

Se è vero che le idee non sempre si rivelano buone per un’azienda, è anche vero che grazie ai test possono essere verificate e migliorate.

  1. Cosa posso fare per aiutarvi a risolvere i problemi?

Quando il tuo team sta lavorando ad un progetto o sta mettendo insieme delle idee, intervieni per aiutare in modo pratico. Chiedi ai tuoi collaboratori se hanno bisogno di risorse, di soldi, della possibilità di effettuare dei test, di un professionista esperto in un determinato campo/con skill particolari. Insomma, lavora con e per loro senza ostacolare, “ispezionare” e rallentare il processo di creazione e realizzazione.

È stato stimato che, a livello globale, solo il 15% dei dipendenti si sente coinvolto nel proprio lavoro. Ciò è il segno evidente del fatto che le persone con idee da condividere per contribuire alla crescita dell’azienda, se ignorate, diventano profondamente insoddisfatte e disinteressate.

Creare un ambiente di lavoro in cui i collaboratori vengono ascoltati, le loro idee accolte e incoraggiate è un ottimo modo per migliorare i risultati dell’azienda, ma anche del singolo lavoratore.

 

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