
A chi non piacciono tutte quelle le guide alla “Come avere successo in N semplici passi”? Oltre a fornire interessanti spunti di riflessione, spesso risultano anche divertenti da leggere e facili da condividere, il che spiega come mai siano così diffuse.
E le azioni che presentano appaiono spesso piuttosto ragionevoli e facilmente replicabili: ad esempio, il World Economic Forum ha pubblicato un post in collaborazione con Business Insider in cui viene presentata una lista di 14 accorgimenti che le persone di successo applicano prima di colazione, che includono cose del tipo “bere acqua a temperatura ambiente” e “rifare il letto”.
Secondo una lista pubblicata da Forbes, ogni individuo di successo “sa quando rimanere e quando andarsene”. Questo tutorial preso da Entrepreneur consiglia di smettere di vedere problemi e cominciare e scorgere opportunità al loro posto. E questa lista, tratta da Inc., spiega come sia meglio finire di concentrarsi sui propri difetti e di ricercare di continuo l’approvazione degli altri.
Per quanto però queste liste possano essere gradevoli e interessanti, possono anche provocare danni. Stando ad un’analisi pubblicata da E.Soyer e R.M.Hogarth su hbr.org, ci sono alcune ragioni per cui alcuni dei consigli contenuti in questi tutorial potrebbero essere non solo inutili, ma controproducenti, in particolar modo per manager e imprenditori.
Ecco quali e… perché.
I comportamenti descritti potrebbero essere effetti del successo, non sue cause.
La maggior parte dei passi contenuti in questi tutorial sono stati ricavati sulla base di interpretazioni soggettive di esperienze personali, e non su sistematiche analisi scientifiche. A parte i casi in cui essi siano effettivamente stati raccolti secondo precise metodologie sperimentali, la loro validità non può essere valutata in modo oggettivo.
Le osservazioni basate su aneddoti infatti confondono il confine tra causa e conseguenza.
Ad esempio, il soggetto A ha avuto successo in quanto evitava i meeting aziendali, oppure poteva permettersi di essere assente a quelle riunioni perché tanto aveva già successo?
Tutta una serie di comportamenti condivisi da molti individui d’eccellenza (non badare a ciò che gli altri dicono di loro, saltare le riunioni, dire di no, occuparsi solo delle cose veramente importanti e strategiche, ecc.) potrebbero semplicemente essere dei lussi che solo loro possono permettersi, e questo solo una volta aver effettivamente raggiunto un certo livello di importanza.
Per questo motivo, queste pratiche potrebbero semplicemente delle conseguenze derivate dal loro successo… e non viceversa.
I risultati di ricerche accademiche possono risultare inefficaci al di fuori del loro specifico contesto.
Alcuni tutorial attingono direttamente ai risultati ottenuti da casi di studio molto specifici, che risultano però difficilmente traducibili in situazioni e contesti diversi da quelli osservati. Prendiamo ad esempio il caso della “grinta” come ingrediente del successo della psicologa A.Duckworth.
Si tratta di una ricerca estremamente interessante i cui esempi sono facilmente condivisibili, ma una recente analisi ha fatto sorgere diversi dubbi sui potenziali benefici collegati a quel tratto: come accade spesso in presenza di problemi complessi, le soluzioni proposte sono molto più sfumate e specifiche di quanto si possa credere e sono strettamente collegate a precise circostanze e contesti.
La maggior parte dei fallimenti è silenziosa.
Nel manuale“Il Cigno Nero”, l’autore riporta un aneddoto raccontato da Cicerone riguardante il poeta greco Diagora di Milo.
Quando a Diagora venne spiegato come le preghiere fossero in grado di salvare i marinai dall’annegamento, cominciò a farsi qualche domanda riguardo a quelli che nonostante avessero senza dubbio provato a pregare con fervore finivano con l’annegare comunque.
In genere, le preghiere ricevevano il merito di salvare i marinai perché tutti i sopravvissuti le avevano adottate come pratica nel momento del bisogno…e con successo.
E nonostante tutto, quella stessa strategia apparentemente vincente si rivelava completamente inutile per tutti coloro che morivano nonostante, molto probabilmente, avessero anch’essi pregato con fervore per salvarsi.
Se dunque tutti pregavano ma solo alcuni sopravvivevano, forse quel metodo non era poi così efficace… anche se sicuramente sembrava tale a tutti coloro che alla fine si salvavano. Gli studiosi del comportamento umano hanno denominato questo fenomeno pregiudizio dei sopravvissuti.
L’autore de “Il Cigno Nero” si riferisce agli annegati della storia come a “prove silenti”: non abbiamo modo di ascoltare anche le loro testimonianze, la cui assenza porta a sopravvalutare l’efficacia di determinati comportamenti.
Proprio come possiamo dimostrarci incredibilmente abili quando si tratta di imparare da ciò che possiamo osservare ed esperire (anche da episodi di successo molto ben diffusi), siamo anche essere tristemente incapaci di riconoscere ciò che non vediamo direttamente… come le storie di fallimenti, molto meno pubblicizzate.
Tutto questo ci rende particolarmente influenzabili da intuizioni solo parzialmente corrette secondo cui il successo sia una diretta conseguenza deterministica di specifici comportamenti e azioni.
E in effetti, a fronte di una situazione che ha visto tentare e fallire un gran numero di individui, tanto più il consiglio presentato appare semplice e concreto quanto più si finisce col dare per scontato che chi non ci è riuscito era semplicemente sciocco o ingenuo.
In genere, le analisi che si basano sul solo caso di successo non considerano la possibilità che molti possano aver provato applicare la stessa strategia, ma abbiano comunque finito col fallire.
Il fatto è che alla maggior parte di questi tutorial manca un ingrediente chiave, un frammento di informazione vitale che i decision maker dovrebbero aggiungere all’equazione quando soppesano le loro effettive probabilità di successo, ovvero… il base rate.
Quante sono le persone, idee e organizzazioni che sono entrate nel mercato per raggiungere il successo? E quante di queste sono effettivamente riuscite a prosperare?
Maggiore è la differenza tra questi due numeri, minore sarà l’efficacia e quindi il valore dei consigli contenuti in ogni variante che contiene le “caratteristiche comuni dei personaggi di successo”.
Il successo è personale.
Mentre ogni caso di successo si riferisce ad una specifica persona che ha operato all’interno di un determinato contesto, molto spesso gli spunti contenuti in queste guide vengono trattati come postulati slegati da spazio e tempo, facilmente generalizzabili e replicabili.
Perché un consiglio sia rilevante deve tenere conto dell’ambiente di partenza, degli obiettivi e dei fattori presenti nei casi analizzati, in quanto si tratta di condizioni importanti che dovrebbero combaciare (almeno in parte) con quelle di coloro che apprestano a replicare il modello ricavato dall’esempio di riferimento.
E tuttavia le nostre carriere, famiglie, vite sociali, priorità e obiettivi potrebbero essere significativamente diversi da quelli di coloro che vengono esaltati come esempi di successo: dopo aver esaminato con attenzione tutto ciò a cui hanno dovuto rinunciare per arrivare dove sono oggi, potremmo non essere più così desiderosi di fare a cambio con loro.
Seguire alla lettera dei consigli apparentemente innocui può avere un costo, che potrebbe implicare dover accettare dei compromessi che sarebbe meglio evitare in quanto poco compatibili con le nostre vite e la nostra personalità.
Se ad esempio decidessi di punto in bianco di cominciare ad alzarmi alle 5:00 ogni mattina perché si tratta di un comportamento condiviso da un selezionato insieme di individui di successo, e questo nonostante io sappia di rendere di più lavorando di notte, allora starei danneggiando le mie possibilità di riuscita.
Attenzione ai modelli superati.
Un ultimo avvertimento: non sono solo le guide rivolte ai singoli individui a dover essere prese con le pinze, ma anche quelle rivolte alle aziende… e questo perché i tempi cambiano, la tecnologia progredisce e mondo e mercato si evolvono di conseguenza.
Per questo motivo, molti dei consigli e degli esempi presentati possono finire col diventare obsoleti prima di quanto si possa credere, in particolar modo nel business.
Ad esempio, quando J.Collins e il tuo team cominciarono a raccogliere dati per il best seller “Good to Great“, presero come esempio alcune aziende leader e le paragonarono ad altre imprese dello stesso settore che non erano riuscite a raggiungere lo stesso livello di crescita.
Sfortunatamente però, dopo la pubblicazione del libro parte delle compagnie che erano state prese come modello di eccellenza subirono un declino tale da annullare la loro posizione di vantaggio nei rispettivi mercati…
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Insomma, il mondo è in continuo mutamento, e così anche le tecniche e i segreti del successo. E’ molto facile usare il senno di poi per definire con assoluta precisione una situazione come un successo o un fallimento dopo che è già avvenuta.
Anche se è vero che alcune pratiche e comportamenti possano portare dei vantaggi (ma difficilmente lo faranno “senza sforzo”), non esiste un modello copia-incolla applicabile ad ogni contesto in grado di portare all’eccellenza.
Tattiche e strategie vanno quindi studiate e personalizzate in base alla situazione esistente e agli obiettivi da raggiungere, non solo per gli individui ma anche per le imprese. E se per farlo ti occorre una mano… contatta think1816!